Vado a rilento, sto ancora a puntata sei (quella col cameo di Roberto Gervaso, per capirci 🙂 ).
Ma a me Newsroom (il “the” è pleonastico) mi piace. Cioè, per carità, ne colgo tutti i limiti che evidenziano quelli a cui non piace: i personaggi tagliati con l’accetta, le linee temporali ubriache, la costante impressione che nel frattempo succeda tanto altro ma non ce lo fanno vedere, la tendenza al pistolotto, la gabbia delle puntate monografiche… Cose a cui mi sento di aggiungere, a mio personalissimo titolo, anche uno strisciante maschilismo, almeno finora… Però, però…
Però, ci sono dialoghi fulminanti, battute intelligenti e spesso irresistibili, personaggi – anzi maschere, vista la loro monodimensionalità – molto molto fichi. E soprattutto, sarò antico, mi piace il fatto che, sia pure in modo retorico e trombone, mostra all’America che cosa è diventata, a partire da un avamposto privilegiato e al centro del problema, le News, appunto.
Va detto che non ho visto nulla del “vero Sorkin”. Non ho visto Studio 60, The West Wing è lì che aspetta e non ho visto nemmeno The Social Network in virtù del mio rapporto storicamente conflittuale con Facebook: quindi, forse dico questo perché sono in qualche modo vergine e non posso essere nostalgico.
Ma mi piace che i programmi televisivi, anche quelli di intrattenimento, abbiano una funzione educativa, prendano posizione, ci spieghino al meglio che possono quali sono le loro posizioni su certi temi. E non mi dispiace affatto che per fare questo, si trascurino dettagli e personaggi, si sacrifichino le storyline e si falsifichino le timeline. Diciamo che a me non me ne frega proprio niente, in quel contesto, se due personaggi a caso scoperanno prima o poi; e quando lo faranno (oh, sì che lo faranno) non ci rimarrò poi così male se non mi avranno spiegato bene come ci sono arrivati a letto. Perché non è quello il punto.
Il punto è quello che dicono, come lo dicono e perché lo dicono. Io credo che Sorkin, anche se non ne sono un esegeta, sia molto cosciente di non stare facendo arte con Newsroom, ma “televisione civile” in tempi fin troppo incivili. E non è poco.
Tipo, per esempio, la puntata uno inizia col botto.
E vogliamo parlare di questo altro pippone?