Sembra una vita fa, ma sono passati meno di due anni da quando ho passato dieci giorni in Libia.
Il viaggio in sé, il raid motociclistico, è andato decisamente male. 5 costole rotte, poca moto, tanto dolore e panorama umano offerto dai miei compagni di viaggio deprimente e devastato. E’ proprio per quest’ultimo aspetto, per la cronaca, che di quel viaggio ho sempre scritto e raccontato poco: l’incidente capitatomi il secondo giorno di deserto, mi ha reso in maniera abbastanza inequivocabile un paria all’interno del gruppo. Loro stavano facendo l’esperienza della vita (anche io a mio modo) e io, pur non lamentandomi più di tanto, gliel’avrei potuta rovinare o gliela stavo già rovinando… Quindi, rimozione! Ho smesso di esistere sin da subito dopo l’incidente e poi, con il procedere del viaggio, la diversità dei nostri punti di vista, io dalla jeep e loro dalla moto, e la mancata condivisione delle esperienze che stavamo tutti vivendo, ha scavato ulteriormente il solco fino all’incomunicabilità totale.