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Di Renzi, cripto-grillini e canari
Come ricorderete, non ho mai creduto nel cambiamento portato da Matteo Renzi nel PD. O meglio, non ho mai creduto che quel cambiamento, che lui rappresenta(va), fosse anche lontanamente parente della mia idea di PD. Gli ho votato contro, fieramente, in due primarie su due, ma la seconda volta sono stato minoritario e me lo sono trovato come segretario del mio partito. Ritenevo che potesse fare solo danni, che non avesse la preparazione per essere il leader di un partito di sinistra, che banalmente non avesse un’idea di partito nella quale potessi riconoscermi. In realtà, pare oggi che la situazione potrebbe davvero essere molto più semplice.
La paura di sbagliare (di nuovo?)
Non ho neanche capito se e quando ci chiameranno di nuovo a votare per qualche tipo di primarie. So però che alle precedenti ho votato Bersani convinto di quello che stavo facendo. Ritenevo Matteo Renzi un personaggio ambiguo, paraculo e molto poco di sinistra. Non era una questione di “usato sicuro” contro “oggetto misterioso e luccicante”. Era che io voto il partito, non la persona. Renzi era la persona con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, Bersani era il partito con altri pregi e altri difetti.
Montanelli ci farà una pippa
Le prossime elezioni si stanno avvicinando a tappe forzate, pare. (Se qualcuno considera un’ipotesi fattibile governare con Berlusconi, può saltare direttamente all’ultima riga di questo post; io non ci voglio nemmeno pensare).
Con la incognita formale di eventuali primarie del Centrosinistra intermedie, ci troveremo a scegliere fra Grillo ed epigoni, Berlusconi (seriamente) e Renzi.
L’incognita è solo “formale” Perché Renzi, se si votasse oggi e di fretta, vincerebbe a furor di popolo queste primarie improvvisate. Nulla, secondo me, potrebbero i candidati più identitari, ammesso che si candidino (tra l’altro). Tra l’altro, è proprio l’improvvisazione di questa eventuale tornata di primarie la vera forza di Renzi, per la combinazione di due motivi, tutt’altro che in contraddizione fra loro.
Intellettuali scomodi

Tenetevi forte.
Stamattina a Omnibus su La7, sono stato per ben due volte d’accordo con quello che stava dicendo Maurizio Gasparri.
La prima è stata quando ha detto che non avere piacere di vedere Emma Bonino al Quirinale, non vuol dire essere “contro le donne”, ma semplicemente che i valori della carriera politica della Bonino sono diversi dai suoi. Nel merito, la Bonino Presidente a me farebbe piacere, forse proprio per gli stessi motivi per cui è invisa a Gasparri. Ma dà fastidio anche a me (a me in buona fede, a lui non so) il fatto che l’essere donna debba valere briscola rispetto alla storia e ai valori di un personaggio politico. E che ci si debba esporre al ricatto dell’anti-femminismo tutte le volte che alla competizione delle idee si affianca, impropriamente, anche quella dei generi (*).
Di facce e di favole
Ieri sera, nello spogliatoio della palestra:
Carletto: “Io ho sempre votato a destra, più o meno (che vuol dire più o meno?!, n.d.j). Però, forse, a Renzi l’avrei votato…”
Io: “Senza offesa, Carle’, però io ho votato Bersani alle primarie anche per questo motivo.”
Carletto (giustamente): “?!”
Io (peraltro supportato da un altro signore col pisello di fuori): “Non è che mi faccia schifo il tuo voto, anzi. Ma il punto è che quello che te lo faceva piacere a te, con buona approssimazione (parlo come scrivo, certe volte, abbiate pazienza n.d.j.), sono i motivi per cui non piaceva a me. Votare Renzi, tre mesi fa, sarebbe stato rinunciare per sempre alla mia idea di partito di sinistra. Potendo scegliere, ho scelto Bersani.“