Non so se quanto sto per scrivere è vero, ma è un’impressione persistente che ho da un po’ di tempo. Da quando, per capirci, la cosiddetta antipolitica ha preso il sopravvento sulla politica. La casta, i benefici, i vitalizi, la mensa di Montecitorio, Grillo che ha mangiato pesante, indignazioni e forconismi vari, reali o virtuali che siano.
Il dibattito, che ruba la scena a questioni molto più importanti per la vita di ciascuno in modo preoccupante e a volte quasi doloso, è la riedizione pedante, petulante e urlata della antica guerra del ricco contro il povero. Una guerra permanente in cui i nemici non mancano mai, perché c’è sempre qualcuno che è più ricco di te e qualcun’altro che è più povero di te. Il problema di questo pauperismo d’accatto, quindi, sei più tu che t’incazzi, che non lui che è ricco. Il ricco stronzo col SUV, il politico incapace e pieno di prebende, l’evasore in vacanza a Cortina con bionda rifatta e colbacchi di pelliccia, sono tipi umani molto discutibili, ma il loro vero problema non è la ricchezza in sé, ma rispettivamente la stronzaggine, l’incapacità e la disonestà. Ed è contro quelle che bisognerebbe scagliarsi (in particolare verso la prima). Certo, tutti dicono che questi (e solo questi) sono i motivi per cui s’indignano, ma il punto è che quello che scoccia è la ricchezza molto maggiore della propria. Se mai si dimostrasse che il tassista e il gioielliere effettivamente evadono come dicono perché non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena (me possino cecamme), la simpatia nei loro confronti, a parità di reato, salirebbe. read more