Io di storia del calcio e dello sport in generale non so quasi nulla. Non mi intrattengo con gli amici in noiosi piss contest su chi si ricorda le formazioni della Roma dell”86 o chi sa chi ha vinto la coppa delle coppe nel ’77, dove, quanto e con gol di chi… Eppure di amici che sarebbero in grado di rispondere e di gareggiare ne avrei diversi.
Uno di questi mi ha prestato questo libro (che lui tra l’altro aveva solo comprato e non ancora letto). Beh, leggetelo.
E’ l’omaggio appassionato ad una storia (poco nota, immagino) di ordinaria piccolezza sportiva nel Campionato inglese tra il 68 e il 74. E di un uomo antipatico, sognatore, spavaldo, gretto e grande al tempo stesso, Brian Clough.
Allenatore "emergente" che arriva al Derby County e riesce, con questa squadretta, a vincere un campionato (quello 72-73) e arrivare in semifinale in Coppa dei Campioni, sconfitto alla solita maniera da una Juventus ladra e troppo, troppo italiana (come direbbe Stanis Larochelle).
E questa è solo la metà edificante del libro. L’altra metà con cui si intreccia (rigorosamente un paragrafo per volta) è quella dei 44 giorni di follia in cui il buon Clough, cacciato della dirigenza del Derby County per le sue intemperanze nonostante fosse amatissimo da giocatori e tifosi, prova ad allenare il Leeds United, anzi il Damned United.
Damned perché per tutta la sua permanenza a Derby lo aveva sempre preso privatamente e pubblicamente ad esempio negativo di calcio scorretto e di gioco sleale.
Damned perché continuo e difficile termine di paragone, con i suoi reiterati successi in patria, dell’outsider Derby County.
Damned perché allenato dal "leggendario" Don Revie, passato ad allenare la Nazionale (il sogno di Clough), origine e termine di tutti i malcelati complessi di inferiorità del nostro.
Saranno 44 giorni di guerra e di odio, viscerale, atavico verso tutto e tutti; 44 giorni di insuccessi sportivi e umani. 44 giorni in cui si vede che il mondo del calcio professionistico di allora, a metà strada tra due inutili città dell’Inghilterra centrale, non era tanto diverso e tanto più edificante rispetto a quello di adesso.
Il personaggio di Clough giganteggia per tutto il libro nella sua testarda coerenza, nel suo essere pieno di sé e sordo, nel bene come nel male, a qualsiasi consiglio o condizionamento esterno, ma il quadro che ne esce è tragico, perché essere soli in un mondo di squadre, di gregari e di consigli di amministrazione non può che essere una scelta perdente e portatrice di sventura.
La storia di Clough (no il libro) ha anche un lieto fine sportivo, ma a Peace le storie edificanti non interessano… Questo si sa.
lo stavo per comprare oggi … :-O
E ha vinto pure due coppe dei campioni con una provinciale come il Nottingham Forest … that’s incredible
bnb
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