Ieri, la notizia del giorno sullo psicodramma padano in corso è stata la “scoperta” di un appartamento al Gianicolo in uso a Roberto Calderoli pagato – pensa un po’ – dalla Lega. Ora, questo blog e lo stronzo che lo scrive non hanno mai fatto mistero della propria antipatia verso la Lega e i relativi cretinismi nordici, ma qui davvero si sta un po’ esagerando. E non ho nemmeno voglia di infierire sul panorama che si vede dal Gianicolo rispetto a quello delle valli del cazzo da dove vengono di solito questi qua…
Calderoli è un dirigente e il suo posto di lavoro (notate l’assenza di virgolette) è diverso da quello in cui risiede. Nel mondo del lavoro “normale”, anche in quello pulciaro italiano, in una situazione analoga la casa è un fringe benefit elementare, a volte quasi scontato, visto che è una condizione necessaria per lo svolgimento della mansione che si è chiamati a compiere.
Il vero sottotesto implicito di tanto sdegno, qui, non è tanto se Calderoli avesse una casa a Roma (ladrona) e chi gliela pagasse, ma come possa, un personaggio come Calderoli, essere “dirigente” di qualcosa. E io credo che i primi a farsi questa domanda dovrebbero essere proprio i leghisti stessi…
Se loro, i puri, avevano uno stomaco tale da farsi stare bene la cosa, non possono veramente dire più un cazzo: tutto il resto viene di conseguenza.
PS: non ho capito bene dove sia la casa, ma Calderoli lo sapeva che “da quelle parti Garibaldi c’ha fatto la Resistenza” (cit.)?