Oggi, leggendo un nome – mi pare, Tomassi – sulla fiancata di un furgone nel traffico di Roma, per uno strano corto circuito mentale, mi è tornata in mente una cosa che non vi ho ancora raccontato sull’Albania…
Prima una breve digressione sull’origine dei cognomi: forse ci avrete fatto caso anche voi, ma vi chiarisco lo stesso le idee. I cognomi in Italia, ma probabilmente ovunque, hanno in linea di massima quattro possibili origini.
- Patronimico (provenienza di stirpe). Banalmente il nome del padre al genitivo (Franceschi/Di Francesco, Marchi/Di Marco) e diminutivi vari (Giuseppucci, Orlandini).
- Provenienza di luogo. Del Monte, Lavalle, Milani, Veneziani, Di Capua, Vallanzasca, ecc.
- Soprannomi familiari. Di origine fisica, quasi sempre negativa (tipo Bassi, Gobbi, Storti, Sordi, Muti) o meno (Orsi, Formica, Cappelletti, Marchiafava, Spaccarotella) ed altri più o meno pittoreschi.
- Mestieri e professioni. E’ un po’ un sottocaso del precedente, ma fa storia a sé: Ferrari/Ferraro (*), Fabbri, Muratori, Molinari… Sottocaso del sottocaso, ci sarebbero i “lavoratori atipici”, tipo Del Prete, D’Amico, ecc.
Sicuramente ci saranno milioni di controesempi che vi verranno in mente (tipo i famosi cognomi “dei trovatelli”: Sperandio, Diotallevi, Rossi, ecc.), ma io credo che, salvo che per casi particolari, con un po’ di ricerca sia facile ricondurli a uno delle fattispecie qui sopra.
Finita la digressione, parliamo di Albania.
In Italia a nessuno verrebbe in mente di discriminare chi ha il cognome appartenente alla prima fattispecie. Tutti abbiamo il cognome che ci è capitato e, salvo realtà molto locali e chiuse o colpe gravi e note dei progenitori più prossimi, credo che nessuno storca il naso a sentirlo… Qualunque esso sia.
Ebbene. Prendetela con beneficio d’inventario, ma in Albania mi è capitato di sentirlo fare. Nel ragionamento di chi mi fece questo discorso (persona forse un tantinello snob, ma che stimo profondamente), chi si chiama l’equivalente albanese di Di Giuseppe o Di Giovanni è un “montanaro/contadino ignorante” e, di conseguenza, persona con cui è il caso di avere a che fare il meno possibile e, se proprio si deve, è lecito aspettarsi comportamenti consoni al suo (non) “lignaggio”. Perché?
Perché – dice sempre la stessa persona –
chi si chiama Di Giuseppe o equivalente, in Albania, non ha un cognome, ma il semplice patronimico è il modo in cui distinguono le persone nelle campagne/montagne profonde dove l’anagrafe è arrivata in tempi recentissimi ben dopo che costoro sono nati e cresciuti. Praticamente, c’è stata una specie di “sanatoria” dei cognomi che ha promosso d’ufficio il patronimico a cognome
Va detto, per completezza d’informazione, che il dualismo città/campagna (cioè Tirana/resto del mondo) in Albania è vivo e presente, molto più che da noi (forse perché non siamo più in grado di ricostruirlo a partire dai cognomi…)
Ovviamente, infatti, anche i Di Francesco italiani, risalendo all’indietro hanno un’origine del genere, ma le generazioni si sono succedute copiose e nel frattempo possono essere successe tante cose, fra cui l’arrivo dell’anagrafe, l’ufficializzazione del cognome e l’emancipazione dalla gleba. La storia, discriminazioni a parte che sono sempre brutte, ha una sua logica che mi aveva colpito e mi sembrava giusto raccontarvela.